Pagina:Italia. Orazione detta la sera del 13 marzo del 1917 al Teatro Adriano in Roma.djvu/26

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Noi ci maravigliamo, ad esempio, che la Germania domini il mondo con i suoi colori, mentre in Italia un chimico è tenuto per un tintore e l’ottanta per cento non sa nemmeno vagamente l'estensione della sua necessaria dottrina. Così delle altre scienze.

Per le stesse ragioni parecchi milioni di ettari di terra italiana è incolta e mal coltivata. I monti che nel Medio Evo erano una gloria di verde sono nudi; per la stessa ragione ricchezze e ricchezze incalcolabili, che la madre ci offre o serba nel suo seno, sono ancora da raccogliersi.

Ma a me preme restare nel mio cammino che per essere elevato ha maggior vista.

Il Risorgimento è fatto d’ieri; eppure prima della guerra egli pareva così lontano da essere dimenticato.

Anzi ricordare agli Italiani di ieri la religione verso i santi della patria poteva parere — e lo dicevano con dispregio — poesia.

Giuseppe Garibaldi — il ligure condottiero — chi lo venerava? L’ammirazione per lui veniva su su continuando per forza d’inerzia: girava ancora come una ruota uscita da una carrozza in corsa. C’erano le vie chiamate col suo nome: c’erano tanti brutti monumenti... Eppure in lui il sentimento dell’umanità ebbe una raffigurazione bella come un sogno. Egli fu poeta come un antico, generoso come l'eroe di un canto di cavalleria, modesto ed umano e geniale e forte come il popolo nostro.

Eppure il popolo nostro non lo conosceva. E se questo vi paresse doloroso, vi dirò che assai poco era conosciuto ed amato dai maggiori.