Pagina:Italia. Orazione detta la sera del 13 marzo del 1917 al Teatro Adriano in Roma.djvu/36

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tempo!? — Quante volte sui mari inospitali tu, sconsolata, non hai scrutato l’orizzonte per vedere se spuntava una nave con l’arme della patria?!

Tu, così piena di doni, eri sperduta nel mondo, eri nascosta negli umili casolari, nelle capanne, nelle baite, e nei buoni casamenti. Eri presso gli ovili della tua terra e gettavi la sementa sul suolo straniero. Ed ora sei finalmente intesa: ti hanno scoperta! E si pensa, oh, si deve, si deve pensare al tuo destino; e sia pure mutato l’ordine delle cose; ma sii tu esaltata!

Chi conoscerà abbastanza la tua grandezza?!

O governatori, o maggiorenti, o pastori, o dominatori, o uomini d’arme, di pensiero, di denaro, d’arte e di scienza, muovetevi a guardarla, lasciate il sonno per meditar di continuo su questa anima candida italica che vi guarda con occhi celesti come la pervinca, anche nel fangoso botro della trincea, ma capace di farvi tremare ormai anche sotto le vostre maschere, se ne avete!

No! con lei non ci vogliono infingimenti. Bisogna andare a lei come ella è andata alla madre. Bisogna esultare nel conoscerla come ella esultò quando rialzò di terra e baciò la madre ritrovata.

Bisogna pensare a lei di continuo e meditare che, se ella ha resistito al tragico tormento di millenni e millenni, è più forte del diamante e come il diamante può incidere il cuore della più dura menzogna!

Voi uomini politici vi assiderete ancora per litigarvi o per avere sempre dinanzi l’immagine della sua purità? Io vi dico che Ella potrebbe colla sua giovinezza cacciarvi dal tempio se lo violerete!