Pagina:Italia. Orazione detta la sera del 13 marzo del 1917 al Teatro Adriano in Roma.djvu/37

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Io vi dico che il suo destino deve esser pari alla sua beltà!

Il mondo ha bisogno di lei come della più nutriente potenza umana che sia sotto il sole.

Non più dunque diffidenza, non più catene, non più cinismo, non più ingordigia infelice, non più argini al commuoversi di questo amore italico che deve ormai fecondare il futuro!

Italica, o signori, è la Giustizia!

Se l’arte simbolica è barbara ed ha illuso non pochi, l’arte umana; o signori, è italiana!

I fondamenti della scienza, o sapienti, stanno chiusi nel nostro genio e nel nostro cuore geologico.

L’opera, che crea la mano di un operaio umile d’Italia, nessuna macchina tedesca potrà mai imitare!

Prepariamoci dunque a immaginare alla stregua dei fatti e del passato, con la mano sul cuore, prepariamoci a immaginare la riforma che su queste fondamenta sarà una rivoluzione, poi che non v’è strato sociale che non abbia necessità di una vita nuova che gli sarà concessa da un nuovo fattore della nostra vittoria; l'armonia della vita sociale!

Non diffidiamo del domani per certe paure d’ieri! Ogni buon soldato d’Italia può oggi stendere il vessillo della patria sulla tomba di un rivoluzionario morto sul campo di battaglia!

Italiani! Italiani, che avete ancora comoda abbastanza la vita, che avete il corpo non segnato o stronco da ferite, pensate, per Dio, che in confronto di chi patisce lassù, a’ nuovi confini, la vostra esistenza, i vostri averi sono un regalo che la patria vi fa e del quale bisogna ricompensarla!