Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/176

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156 illustri italiani

Mongoli e al loro governo, ed ai paesi centrali ed orientali dell’Asia. Ai contemporanei suoi quanto non doveva eccitar interesse il ragguaglio della civiltà bizzarra de’ popoli al cui nome tremavano, e delle strane contrade, da cui traevano le gemme, le porcellane, le spezie, le seterie! Certo quelle descrizioni apersero il campo e fantasie nuove, innestandosi le asiatiche alle nostre tradizioni; come di poi le piante della Nuova Olanda ombreggiarono i nostri passeggi; e potentissimo eccitamento diedero ai viaggi di scoperta del secolo XV.

Parrebbe a presumere che il Milione fosse originalmente scritto in veneziano, dialetto dello scrittore. Il padre Spotorno sostiene che, nella lunga lontananza esso doveva aver dimentico l’idioma patrio, e che Andalò Del Negro genovese lo scrisse in latino, sopra relazioni del Polo stesso mentre stava prigione. I migliori ora tengono che Rusticiano da Pisa, suo compagno di carcere (demorant en le charthre de Jene fist retraire toutes cestes chouses as messire Rustacians de Pise que en celle mesme charthre estoit) scrivesse in francese quel che man mano raccoglieva dalla bocca di Marco. Il testo più vero pare quel che pubblicò la Società Geografica di Parigi nel 1824, rozzo di forme ma rettificati i nomi proprj per cura di Klaproth, che non potè però dare i commenti e la carta analizzata de’ paesi visitati. Presto il Milione fu mutato in toscano e in altre lingue, ma interpolandovi passi nuovi; nel che più grande libertà si prese il Ramusio nella famosa sua Collezione di navigazioni. E interpolati sono alcuni dei passi da noi riferiti; ma ce ne valemmo perchè il Ramusio deve averli tratti da qualche altra informazione contemporanea, se non forse da aggiunte che, dopo la prima redazione, vi avesse fatte lo stesso Polo in sua vecchiaja. La prima edizione autorevole è quella che fece Marsden nel 1818 in-4. L’italiana del Baldelli ha merito soltanto per la lingua1. Nel 1844 i viaggi di Polo furono stampati a Edimburgo da Morray, con copiose note illustrative. A. Bürck (die Reisen des venezianer M. Polo, Lipsia, 1845) diede la traduzione tedesca sopra le migliori edizioni, e con aggiunte di F. Neumann

  1. Quel che di lui dice Malte Brun è scarso e inesatto; e ridicolo il Rampoldi, che negli Annali Musulmani, IX, 174, racconta che Marco viaggiò col fratello e lo zio, visitò Tipango, Java, Ceilan, le Maldive, le due penisole esaminando Socotra, Madagascar, Sofola, e con occhio filosofico studiò le regioni di Zanguebar, Abissinia, Nubia, Egitto.