Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/450

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426 illustri italiani

col rifonder l’opera de’ suoi migliori anni in un poema quasi nuovo, dove la verità storica meglio rispettò; corresse alcuni accidenti repugnanti; a scene d’amore voluttuoso ne sostituì di conjugale e paterno; destò interesse per Argante, facendolo difensore della patria, della religione, della moglie, de’ figli; di Ruggiero surrogato a Rinaldo, trasportò l’incantevole prigione sul Libano, sicchè l’inutile viaggio che i due appena nominati fanno per ricercarlo traverso all’Oceano è mutato in una corsa di amici suoi che vanno a toglierlo da quel monte: la flotta, ch’era parte sì principale della spedizione, non è più dimenticata, e si pugna sul mare come in terra; i lunghi ed infelici amori d’Erminia soppresse.

Chi paragonasse l’un poema coll’altro avrebbe un bello studio di stile; ma spesso sentirebbe indebolita la mente di Torquato. Il titolo di conquistata è assai men proprio che quel di liberata; massime che nella protasi, rimovendo le censurategli arme pietose, preconizzava:

.... l’arme e ’l cavalier sovrano,

Che tolse il giogo a la città di Cristo1.


    le opposizioni; la gravità del procedere, e che si sia giustificato contro l’impression di quei che volevano ch’ei fosse nemico dell’Ariosto e d’altri valentuomini. Frizzami la maniera platonica, il rigor dialettico, l’acutezza delle cagioni e la temperata brevità del suo dire. Anco mi aggrada oltre misura la grazia che ha nel triburlare ove gli è piaciuto di farlo; l’acume in ritrovar la sconvenevolezza che è nel Furioso in alcune parti; i fondamenti delle sue difese, tolti da Platone, da Aristotele, da Demetrio Falereo, da Marco Tullio, da Petrarca e da altri classici».

  1.                     Io canto l’arme e ’l cavalier sovrano,
                   Che tolse il giogo a la città di Cristo:
                   Molto col senno, e con l’invitta mano
                   Egli adoprò nel glorioso acquisto,
                   E di morte ingombrò le valli e ’l piano;
                   E scorrer fece il mar di sangue misto.
                   Molto nel duro assedio ancor sofferse,
                   Per cui prima la terra e ’l ciel s’aperse.
                   
                        Quinci infiammar del tenebroso inferno
                   Gli angeli ribellanti, amori, e sdegni;
                   E spargendo ne’ suoi veneno interno,
                   Contra gli armàr de l’Oriente i regni;
                   E quindi il messager del Padre etern
                   Sgombrò le fiamme e l’arme e gli odj indegni:
                   Tanto di grazia diè nel dubbio assalto
                   A la croce il Figliuol spiegata in alto.