Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/528

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504 illustri italiani

posizione si indica il motivo della riprovazione, o perchè già condannata in Wiclef, in Lutero, in Bajo, in Quesnel, in Giansenio, o perchè opposta ai decreti di Trento, o lesiva dei diritti de’ Concilj generali.

Vaglia il vero, se ogni sinodo diocesano anche senza trascendere come questo, si arrogasse di definire sulla podestà, sul dogma, sulla disciplina, ove sarebbe più l’unità cattolica? Coll’esagerare i diritti dell’episcopato, lentavansi i legami gerarchici colla sede romana, e riducevasi il papa a nulla più che «il primo tra i vicarj di Gesù Cristo». Com’è divino, sebben delegato, il ministero de’ curati, così asserivasi divina la loro istituzione, e quindi faceansi congiudici nel sinodo.

Tutti i vescovi aderirono alla bolla Auctorem fidei, eccetto due di Toscana e Benedetto Solari di Noli, in cui difesa scrisse un anonimo, confutato poi dal Gerdil. E del Gerdil credeasi lavoro meditatissimo questa bolla. Prima d’emanarla erasi invitato a Roma il Ricci per iscagionarsi; egli non v’andò; pubblicata che fu, denunziolla al Governo toscano come attentatoria ai regj diritti. Perocchè, abbandonato dal popolo, dai pensatori, dagli ecclesiastici, egli s’appoggiava affatto al granduca, al Governo. Fin dal primo tempo che fu accusato di eterodossia, aveva diretta al granduca una difesa «di quelle verità che l’ildebrandismo chiama eresie». Al modo stesso Febronio si professava cattolico: ma quando Roma lo condannò il 27 febbrajo 1766, oppose che la Corte di Vienna e auliche magistrature l’aveano approvato.

Fallita l’idea del Concilio, il Ricci propose al granduca una legge, nella quale ordinava secondo le idee pistoiesi tutto quanto concerne la Chiesa, con arbitrio cesaresco e con sanzioni rigorose, fin a proibire a qualunque stampatore di pubblicare libri o fogli che trattassero di tali materie.

Stampò anche un’apologia: il granduca, ormai unico suo sostegno, mandò in esigilo il Marchetti, autore delle Annotazioni pacifiche, e perseguì gli autori del Dizionario Ricciano, ove di sarcasmi e celie opprimevasi il vescovo; ad istanza del Ricci fe pubblicare gli atti del sinodo; e anche dopo divenuto imperatore, raccomandava di tenere man forte nella diocesi di Pistoja contro gli emissari e gli aderenti di Roma, cioè quelli che voleano ancora esercitare le devozioni al modo avito, e seppellire i loro morti con croci e lumi.