Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.1.djvu/55

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lo difese sant’Antonino. Sorta la Riforma, Duplessis Mornay, detto il papa de’ Calvinisti, cernì varie opinioni di lui, consone a quelle de’ protestanti, ma lo ributtò Coeffetan. In un Avviso piacevole dato alla bella Italia da un nobil giovane francese, dipingeasi Dante come avverso alle istituzioni cattoliche, e lo confutò il Bellarmino. Il famoso paradossista padre Hardouin volle mostrarlo un impostore, mascherato seguace di dogmi eterodossi. Il secolo nostro, destinato a resuscitare tutte le stravaganze dei passati, ripetè quella bizzarria: e Ugo Foscolo e Gabriele Rossetti poeti, rifuggiti in Inghilterra, vollero ingrazianirsi i loro ospiti sostenendo che Dante voleva «riordinar per mezzo di celesti rivelazioni la religione di Cristo e l’Italia». Sulle orme loro Eugenio Aroux diede un’intera esposizione della Divina Commedia, considerata come un codice di eresia, di rivoluzione, di socialismo. Quando nel 1865 l’Italia unificata volle celebrare il VI centenario della nascita di lui, l’iracondia onde è ossessa la rivoluzione nostra volle palesarsi col celebrare l’inimicizia di Dante pei papi e per la religione cattolica: ma i meglio pensanti e scriventi d’Italia salvarono la sua memoria contro il volgo ufficiale e scribacchiante1. E mostrarono ch’egli serba quella scienza moderata, che non presume spiegar tutto; della teologia non dubita, come non dubita della filosofia e del sillogismo o degli altri artifizj della scolastica per raggiungere la verità: ammira la sapienza di Dio e la provvidenza, anzichè abbandonarsi alla scienza stanca e disillusa, che, più nulla credendo, a nulla conduce.

    fede cattolica, composto dallo egregio e famosissimo dottore Dante Alighieri poeta fiorentino, secondo che il detto Dante rispose a messer l’inquisitore di Firenze di quello ch’esso credea». E nel codice Catanese di San Nicola all’Arena: «Questo è il credo di Dante Alighieri che fecie quando e’ fu acqusato a Roma per eretico e chiese quattro dì di tempo, e disse I’ vi mostrerò ch’io non sono eretico.»

  1. Noi ne parlammo a lungo nella Storia Universale, poi negli Eretici d’Italia. Nelle quistioni ultimamente rideste sopra la venuta di san Pietro a Roma si andò a cercare che Dante la credeva: perocchè nel XXIV del Pd. dice a san Pietro,

                   . . . . . . come il verace stilo
                   Ne scrisse, padre, del tuo caro frate (san Paolo)
                   Che mise Roma teco nel buon filo.

    Nella lettera ai cardinali poi parla di «quella Roma, cui, dopo le pompe di tanti trionfi, Cristo colle opere confermò l’imperio del mondo, e Pietro ancora e Paolo, l’apostolo delle genti, consacrarono, qual sede loro, col proprio sangue».