Pagina:Italiani illustri ritratti da Cesare Cantù Vol.2.djvu/204

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la specola; — Maestà, regali un oriuolo a Brera». E perchè serbava la sua dignità, Napoleone gli prodigava onori e distinzioni e pensioni, talchè divenne ricco, e potè fare con alcune brave persone quei che i frati di Garignano aveano fatto con lui, ajutarle a studiare, procacciar loro comodità di applicarsi alle, lettere e alle scienze.

Il Monti più d’una volta trovò sul suo scrittojo un rotolo di zecchini, e non sapeva a chi doverli; dappoi fu chiarito che venivano dall’Oriani. Fra varie lettere del Monti a lui, pubblichiamo questa, che possediamo originale, e che si riferisce a punti accennati nella vita di questo.

— Mio caro amico e collega. Vi recherà la presente il mio alter ego, il signor Felice Bellotti. Io ve l’indirizzo in qualità di mio plenipotenziario perchè mi ottenga da voi e dal vostro degnissimo presidente (dell’Istituto) un favore, che può tornarmi in gran bene, e in mezzo alla grande disgrazia che m’ha percosso, farmi lietissimo. E udite il come.

«Il patriarca di Venezia (Pircher), a cui la pubblica voce attribuisce molto potere sull’animo dell’imperatore, mosso da spontanea benevolenza, e forse ancora da qualche sentimento di riconoscenza per avergli io tradotto in versi italiani un episodio della sua Tunisiade (ch’egli è poeta, e di primo grido nella Germania), ha presentata a S. M., e a viva voce caldamente raccomandata una mia supplica, colla quale imploro la reintegrazione della pensione assegnatami da Napoleone col titolo d’istoriografo del regno d’Italia; pensione indebitamente soppressa dalla Giunta Milanese all’arrivo delle armi austriache, sotto il pretesto che questo fosse un impiego vero, e non un puro titolo d’onore senza alcun obbligo di scrivere storia, come già fu dato in Francia a Racine, a Boileau, e tant’altri; quindi pensione privilegiata perchè non fu mai a carico dello Stato ma sempre mantenuta sulla lista civile della Corona. Ora la supplica è stata dall’imperatore rimessa al Governo per informazione, e Tagliabò, che per me molto si adopera in questo affare, mi fa sapere che molto mi gioverebbe un documento, dal quale apparisse che l’opera della Proposta, che mi è costata tanta fatica e tanti anni di tempo, è stata scritta per commissione dell’Istituto, a cui il Governo avea comandato di dar opera alla correzione del Vocabolario Italiano; correzione invocata da molto tempo da tutta l’Italia, massimamente riguardo alle scienze. Ora, a nessuno dell’Istituto può essere uscito