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I PLINJ


Verona e Como si disputano la culla di Cajo Plinio Secondo: ma a favor di Como sovrabbondano le prove, raccolte, per tacere altri, dal conte Antongioseffo della Torre di Rezzonico1 in due grandi tomi, donde noi ne verremo scegliendo alcuni. L’Achille dei Veronesi è la dedica di Plinio a Tito Vespasiano, che comincia così: — I volumi della Storia Naturale or ora compiuti, lavoro ignoto alle Muse dei Romani tuoi, presento con libera lettera a te, o giocondissimo imperatore. E sia questa la più cara lode tua, mentre imiti il gran genitore: poichè

De’ miei scherzi far conto tu solevi,

per adoprare a schermo Catullo conterraneo mio: tu conosci bene questa castrense parola».

Ecco dunque, dicono i Veronesi, che Plinio stesso, chiamandosi conterraneo di Catullo, si dichiara veronese.

Ma innanzi tutto, questa parola conterraneus non ha altro esempio in latino; 2.° ell’è voce militare, come Plinio avverte; 3.° in varj codici si legge concerraneo, congerraneo, congerrone: parole derivabili da gerra, che suona baja, scherzo: onde congerrone varrebbe uomo lepido, compagnone; e chi ponderi quel passo troverà che meglio vi s’acconcia questo secondo senso. E s’anche vogliasi tradurre quella bisbetica parola a significar uomo della stessa terra, s’avverta che entrambi erano transpadani, e che esser d’una terra non vuoi dire nascere dalla stessa città. Così Catullo chiama suoi tutti i transpadani: Aut transpadanus, ut meos quoque attineam.

  1. Disquisitiones Pliniancæ. Parma, 1763.