Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/115

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la ricchezza dei poveri. 101

di esseri non religiosi, perchè senza voto di castità, di ubbidienza o altro; non secolari, e perciò esenti dai doveri di cittadine.

E queste oblate vivevano padrone dello Stabilimento, ognuna avea stanza propria e da 50 centesimi a una lira al giorno, mentre le semplici recluse avevano comune la stanza e talvolta ricevevano il pane e 21 centesimo al giorno; e per vivere dovevano lavorare sotto gli ordini ed il capriccio delle oblate, che maltrattavano le une e guastavano le altre, secondo che erano più meno docili ed utili. Nessun refettorio, nessuna sorveglianza. La Casa della Madonna mutata in postribolo. Chi vuol conoscere quella Casa legga il Ranieri; nulla vi è esagerato, mi dicono coloro che di quel tempo bene si ricordano, ed ai quali facilmente si crede pensando allo stato dell’Ospizio nel 1860.

Gli abusi scomparvero; oblate più non se ne fanno; l’Alunnato è un progresso dal Conservatorio; ma il vizio del sistema, dapprima accennato, rimane, ne si può correggere, senza distruggerlo assolutamente.

L’Alunnato oggi sta sotto la direzione delle solite Suore di Carità, che tengono ordine, pulizia; istruiscono assai bene e insegnano, come abbiamo detto, a lavorare all’ago, a far guanti, ricami, fiori, e oltre alle classi elementari, il canto corale, il disegno di ornato e il lineare. Ogni alunna, oltre il vitto eccellente, ha tre vestiti, uno da casa, uno di mezza tenuta, ed uno di gala.

Ora qual sorte attende queste signorine così ben istruite?

Anche nei bassi strali va sempre diminuendo la