Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/139

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la ricchezza dei poveri. 125

bile far assistere i feriti dai proprii camerati. Per quanto fossero lauti gli ordini alimentarii dei medici, per quanto questi ubbiditi a pennello, venuto il mo mento del rancio, il cibo era scarso e cattivo.

Un giorno il Garibaldi, durante una sua visita, prometteva a tutti che avrebbero avuto qualunque cosa che il medico, passando la rivista, non avesse giudicato dannosa. La domane trovai prescritto un numero notevole di petti di pollo. Scesi in cucina, e conobbi che i polli erano in numero bastevole alla richiesta; ma a pranzo non un sol petto di pollo figuro tra le pietanze. Ridiscesi in cucina allora, coll’energico Direttore di quell’Ospedale, il compianto Morosini, e ci vennero veduti delicatamente accomodati e panati tutti i petti per il pranzo degl’infermieri. Messi dei Garibaldini capi-cucina, gl’infermieri civili si ammutinarono e minacciarono. Li cacciammo fuori tutti, e le cose procedettero un po’ meglio.

Ove i religiosi e le religiose fanno da infermieri, si sa bene che chi tra i malati si presta agli esercizii spirituali ha il corpo rinfrancato con brodi ristretti e bocconcini squisiti, mentre i renitenti son trattati ad acqua salata, e ad ossa da rosicchiare.

L’Ospedale degl’Incurabili ha una rendita di 830,395 lire, spende per il culto 17,277 lire, ed Achille Lazzaro nel 74 affermava che il costo dell’amministrazione ascese al 57 per cento. Egli nel suo capitolo sugl’Istituti ospitalieri espone molte utili osservazioni, e dice tra l’altre cose che, mentre negli Ospedali c’erano 1647 letti, non c’erano che 1353 infermi, e non pertanto si videro infermi dappertutto