Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/140

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126 parte seconda.

respinti: ciò deriva dal fatto, che essendo divisi gli Istituti tra clinici, acuti, cronici, feriti ed altri, spesso vuoti gli Ospedali acuti, son pieni i cronici, e questi pieni, e gli acuti non potendo ricevere cronici, viene la conseguenza che gl’infermi non hanno dove andare, benchè altrove ci sieno letti vuoti. Egli propone il rimedio di una unificazione legislativa con decentramento amministrativo, e questa proposizione, come dirò altrove, parmi l’unica applicabile a tutte le Opere pie.

Per fermo, di tutti gl’Istituti di beneficenza, quelli dedicati agli ammalati poveri, infermi di mente o di corpo, sono i più necessarii. L’Italia che non ha leggi, cost dette, dei poveri, ha però questo di superiore ad altri paesi, che concede assistenza medica a quanti non possono procurarsela per sè; ma a che servono i devoti servizii dei medici? E devoti lo sono per la maggior parte, e mal retribuiti, e faticosi, da gius ficare il Fusinato nel dire:

Arte più misera,
Arte più rotta
Non c’è del medico
Che va in condotta.

Ma a che serve, ripetiamo, tutta la loro abnegazione e devozione, quando gl’infermi non hanno letti, nei quali ricoverarsi, nè biancheria, nè assistenza, nè quiete, nè dieta adattata al loro stato, e spesso neppure medicine?

Difficilmente un individuo, per quanto sia ozioso o vizioso, domanda senza estremo bisogno ingresso