Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/190

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176 parte terza.

finirono sgominate e disfatte le camorre dei mendicanti costituiti con leggi e regolamenti proprii, specialmente quelli di Santa Carolina, di Santo Spirito e di San Gaetano.

Quante ragazze povere e oneste salvate dalla necessità di prostituirsi quanti ragazzi avviati all’onesto lavoro invece di dedicarsi al furto e all’ozio! E fino al 67 l’Opera fioriva, anzi la cassa aveva un avanzo, ma in quell’anno per varie cause crescevano i bisogni e scemavano le entrate. Interrogai molte persone intorno a quest’Opera. Tutte mi assicurarono che essa fu condotta con intelligenza, con abnegazione, con zelo veramente filantropico; che a nessun falso sentimentalismo, a nessuna raccomandazione di potenti, a nessuna influenza privata riesci fatto di ottenere, a favore dei rei o di oziosi, aiuto, e di farlo mancare ai veri miserabili.

Il bilancio è veramente lodevole. Qualunque bilancio di qualsiasi Opera Pia in Napoli scapita in confronto.

Trentamila e seicento lire d’entrata furono spese come segue:

Pel Convitto L. 4,200
Per l’Ospedale » 5,800
Per soccorsi a domicilio e provvedimenti temporanei » 8,800
All’Ospizio dei vecchi » 4,400
All’Albergo dei Poveri » 5,400
Impiegato » 0,720
Spese di registri, di scrittoio, di stampe e premii di esazione » 1,280
Uscita L. 36,600