Pagina:Jessie White La miseria di Napoli.djvu/197

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proposte fatte per le condizioni di napoli. 183

plica o trova circostanze attenuanti; e se il giudice condanna, il pubblico manda al capo dello Stato una petizione per grazia, e il reo finisce per essere oggetto di commiserazione, invece di giusta riprovazione.

Divengono poi sempre più rare le condanne di galera a vita, o se avvengano, le pene sono commutate. L’idea di vendetta, l’idea unica che in altri tempi informava le legislazioni penali, è bandita, e giustamente, perchè la vendetta offusca la mente di chi la esercita, come il cane idrofobo comunica il proprio veleno ad altre vittime, e così di mano in mano. Tutti accettano che debbasi trovare il modo di convincere del misfatto il reo, ispirargliene orrore, cosicchè ritornato alla società, o per vera penitenza, o per paura delle conseguenze del male, egli non abbia a ricommetterlo. Ma per ottenere questo scopo, bisogna fare in modo che, venuto il dì dell’uscita dalle carceri, tale sia stata la punizione che, quando Dio non lo privi della ragione, non passerà mai più l’aborrita soglia, ove ogni cosa, ogni fisonomia, ogni occupazione gli diceva: «Sei reo.» Ora nulla può provare se questo scopo sia ottenuto quanto le statistiche dei recidivi. A noi non pare che in Italia generalmente, e in Napoli specialmente, questo scopo sia ottenuto.

Esistevano nelle Carceri giudiziarie di Napoli alla fine del 1875; 1417 maschi e 159 femmine. Nel Napoletano, tutto compreso, presso a poco 13,000. Ma il credere che queste cifre ci dieno un’idea del numero dei veri delinquenti, è una vera illusione, e la sarà sempre, finchè la Polizia resterà tale qual’è.