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Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/112

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104 viaggio al centro della terra


«Quando le nostre fiaschette saranno vuote, siamo noi certi di poterle riempire?

— Evidentemente no.

— Or bene, lasciamo scorrere l’acqua! essa discenderà naturalmente; ne guiderà e ne rinfrescherà per via!

— Ciò è ben immaginato! esclamai; con un ruscello per compagno non vi è più nessuna ragione per non riescire nel nostro intento.

— Tu ci vieni, giovinotto mio! disse il professore ridendo.

— Faccio di meglio, ci sono.

— Un momento! incominciamo dal prendere qualche ora di riposo.»

Io dimenticava a ver dire che fosse notte e fu il cronometro che me lo apprese. Nè andò molto che ciascuno di noi, sufficientemente rifocillato, si addormentò d’un sonno profondo.


XXIV.

La domane avevamo già dimenticato i passati dolori. In sulle prime mi meravigliai di non aver più sete e ne domandavo la cagione; il rigagnolo, che scorreva a’ miei piedi, mi rispose col suo mormorio.

Si fece colazione e si bevette di quell’eccellente acqua ferrugginosa. Io mi sentiva tutto rinvigorito e disposto ad andar lontano. Perchè mai un uomo convinto come mio zio non doveva riuscire, con una guida industriosa come Hans, ed un nipote determinato come me? Ecco le belle idee che mi venivano in mente! e se mi si avesse proposto di risalire alla vetta dello Sneffels, certo avrei disdegnosamente rifiutato.

Ma non si trattava per buona sorte che di discendere.

«Partiamo!» esclamai ridestando coi miei accenti di entusiasmo i vecchi echi del globo.

Ci rimettemmo in viaggio il giovedì alle otto del mattino. Il corridoio di granito, contorcendosi in giri sinuosi, ci mostrava gomiti inaspettati ed aveva tutta l’aria d’un labirinto, ma infine la sua direzione principale era sempre il sud-est; mio zio non cessava di con-