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viaggio al centro della terra 117

ancora da fare!» Non volevo più pensare, cacciavo ogni idea e vinto dal dolore mi rotolai presso la parete opposta.

Già mi sentivo svenir daccapo, e questa volta per sempre, quando un rumore violento mi ferì l’orecchio. Rassomigliava al rullo prolungato del tuono e intesi le onde sonore perdersi a poco a poco nelle lontane profondità dell’abisso.

D’onde proveniva quel rumore? Da qualche fenomeno senza dubbio che si compiva per entro la massa terrestre, dallo scoppio d’un gas o dalla caduta di qualche poderoso sostegno del globo!

Ascoltai ancora. Volli sapere se il rumore si rinnovasse; ma un quarto d’ora passò e il silenzio regnò nella galleria e non intesi nemmeno più i battiti del mio cuore. D’un tratto il mio orecchio appoggiato per caso sulla muraglia credette di cogliere alcune parole vaghe, inafferrabili, lontane. Sobbalzai.

«È un’allucinazione!» pensai.

Ma no. Ascoltando con maggior attenzione, udii proprio un murmure di voci. Ma di comprendere quello che si diceva, fu ciò che la debolezza non mi permise. Pure si parlava. Ne ero certo. Forse io aveva gridato a mia insaputa.

Per un istante ebbi il timore che quelle parole fossero le mie stesse, riportate da un’eco; avevo forse gridato senz’avvedermene? Serrai forte le labbra ed appoggiai di nuovo l’orecchio alla parete.

«Sì, certo, si parla! si parla!»

Spingendomi alcuni piedi più oltre lungo la muraglia mi riuscì di udire alcune parole incerte, bizzarre, incomprensibili, che mi giungevano come se fossero pronunziate a voce bassa, e per così dire mormorate.

La parola förlorad veniva ripetuta molte volte con accento di dolore.

Che cosa significava? Chi la pronunciava! Evidentemente mio zio od Hans; ma se io li intendeva essi pure potevano intendermi.

«Aiuto! gridai con tutte le mie forze; aiuto!»

Ascoltai, spiai nell’ombra una risposta, un grido, un sospiro; ma nulla si fe’ udire.

Passarono alcuni minuti; un mondo d’idee s’era schiuso nel mio spirito; pensai che la mia voce indebolita non potesse arrivare: fino ai miei compagni.