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viaggio al centro della terra 153


Lunedì, 24 agosto. — Non la finiremo mai? E non potrebbe lo stato di questa atmosfera così densa, modificato una volta, farsi definitivo?

Siamo affranti di stanchezza, Hans come al solito. La zattera corre invariabilmente verso il sud-est. Abbiamo fatto più di dugento leghe dall’isola Axel.

A mezzodì la violenza dell’uragano raddoppia. Ci bisogna assicurare solidamente tutti gli oggetti che compongono il nostro carico; noi stessi ci leghiamo, i flutti passano sopra il nostro capo.

Da tre giorni non ci riesce di rivolgerci una sola parola; apriamo la bocca, muoviamo le labbra, ma non ne esce alcun suono apprezzabile; non possiamo intenderci nemmeno parlandoci all’orecchio.

Mio zio si è accostato a me; ha pronunziato qualche parola; credo che m’abbia detto: «siamo perduti.» Non ne sono certo.

Prendo il partito di scrivergli queste parole: «ammainiamo la vela.»

Mi fa segno che acconsente.

Egli non ha avuto tempo di risollevare il capo dal basso in dito, quando un disco di fuoco apparisce sull’orlo della zattera. L’albero e la vela si sono staccati insieme involandosi a prodigiosa altezza, a somiglianza del pterodactilo, fantastico uccello dei primi secoli.

Lo spavento ci agghiaccia. La palla per metà bianco per metà azzurro, grosso come una bomba di dieci pollici, si muove lentamente girando con meravigliosa velocità; s’accosta e si allontana, si posa sopra una delle assi della zattera, balza sul sacco delle provvigioni, ridiscende leggiermente, rimbalza, sfiora il barile di polvere Orrore! Lo scoppio è imminente! No. Il disco abbarbagliante se ne scosta; va presso ad Hans, il quale lo guarda fissamente; presso a mio zio, che si precipita in ginocchio per evitarlo; poi presso a me; impallidisco e fremo; mi danza vicino ai piede che cerco di ritirare senza riuscirvi.

Un odore di gas nitroso impregna l’atmosfera, penetra nella gola, nei polmoni. Si soffoca.

Perchè non mi riesce di ritirare il piede? Gli è come se fosse inchiodato alla zattera! Ah! la caduta di questo globo elettrico ha calamitato tutto il ferro di bordo; gli strumenti, gli utensili, le armi si agitano, si urtano; i chiodi delle mie scarpe aderiscono con forza ad una