Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/175

Da Wikisource.

viaggio al centro della terra 167


Altro indizio; il corpo fossilizzato non era il solo dell’immenso ossario. Ad ogni passo che facevamo in quella polvere incontravamo nuovi corpi e mio zio poteva scegliere i campioni più meravigliosi per convincere gli increduli.

Davvero, era pure un meraviglioso spettacolo questo di tante generazioni d’uomini e d’animali confuse in quel cimitero. Rimaneva una sola quistione e non osavamo risolverla. Codesti esseri sventurati eran essi per una convulsione del suolo scivolati verso le rive del mare Lidenbrock, in un tempo ch’erano già ridotti in polvere? Oppure vissero essi in questo mondo sotterraneo, sotto questo cielo fittizio, nascendo e morendo come gli abitanti della terra? Finora mostri marini, pesci soltanto c’erano apparsi viventi. Ma chi sa se qualche uomo dell’abisso non errava ancora lungo le spiagge deserte?


XXXIX.

Durante un’altra mezz’ora, i nostri piedi calpestarono quegli strati d’ossami. Andavamo innanzi spinti da un’ardente curiosità, Quali altre meraviglie conteneva quella caverna, quali tesori per la scienza? Il mio sguardo era preparato a tutte le sorprese, la mia immaginazione a tutte le maraviglie.

Le rive del mare erano da un pezzo sparite dietro le colline dell’ossario, e l’imprudente professore, punto timoroso di smarrirsi mi trascinava seco. C’inoltravamo in silenzio, illuminati dalle onde elettriche. Per un fenomeno ch’io non seppi spiegare, e grazie alla sua diffusione perfetta, la luce rischiarava uniformemente le diverse faccie degli oggetti. Il suo focolare non esisteva più in un punto determinato nello spazio e non produceva alcun effetto d’ombra C’era da credersi in pien meriggio ed in piena estate, nelle regioni equatoriali, sotto i raggi verticali del sole. Non traccia di vapori. Le roccie, le montagne distanti, alcune masse confuse di foreste lontane prendevano un bizzarro aspetto per l’eguale distribuzione del fluido luminoso. Noi rassomigliavamo a quel fantastico personaggio di Hoffmann che aveva perduta la sua ombra.