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è ritornata nel mio spirito, che son passati parecchi mesi dopo quel soprannaturale incontro, che cosa devo pensare, che cosa devo credere?

No! è impossibile! i nostri sensi furono ingannati, i nostri occhi non hanno visto ciò che vedevano! Nessuna creatura umana esiste in quel mondo sotterraneo. Nessuna generazione d’uomini abita quelle caverne inferiori del globo, senza curarsi degli abitanti della sua superficie e senza comunicazione con essi. È cosa insensata, profondamente insensata. Amo meglio ammettere l’esistenza di qualche animale, la cui struttura si accosti a quella dell’uomo, di qualche scimmia delle prime epoche geologiche, di qualche protopiceco, di qualche mosopiteco, simile a quello scoperto dal signor Lartet nel letto ossifero di Sansan! Senonchè, questo superava per la sua statura tutte le misure date dalla Paleontologia moderna! Non monta, una scimmia sì, una scimmia per quanto la cosa sembri inverosimile! Ma un uomo, un uomo vivente e con lui tutta una generazione nascosta nelle viscere della terra, non mai!

Intanto avevamo lasciato la foresta chiara e luminosa, muti di stupore, accasciati sotto uno sbalordimento che ci rendeva simili a bruti. Correvamo nostro malgrado; era una vera fuga; eravamo trascinati spaventevolmente come avviene in certi sogni.

Per istinto ritornavamo verso il mare Lidenbrock e non so in quale divagazione il mio spirito si sarebbe smarrito, senza un pensiero che mi ricondusse ad osservazioni più pratiche.

Bench’io fussi certo di calpestare un suolo vergine dei nostri passi, vedevo soventi volte aggregazioni di roccie la cui forma rammentava quelle di porto Graüben. Ciò confermava d’altra parte l’indicazione della bussola ed il nostro involontario ritorno al nord del mare Lidenbrock. Talvolta c’era da confondersi; ruscelli e cascatelle cadevano a centinaia dalle sporgenze delle roccie: io credeva di rivedere il letto del surtarbrandur, il nostro fedele Hans-Bach o la grotta dov’era ritornato alla vita. Ma alcuni passi più oltre la disposizione dei contrafforti, l’apparizione d’un ruscello e il profilo d’una roccia venivano a ripiombarmi nel dubbio. Feci nota allo zio la mia indecisione; egli esitò al pari di me; non poteva raccapezzarsi in mezzo a quel panorama uniforme «Evidentemente, gli dissi, noi non abbiamo appro-