Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/35

Da Wikisource.

viaggio al centro della terra 27

d’elevarsi al grado di fusione dei minerali più refrattarii?»

Siccome mio zio poneva la questione nel terreno delle ipotesi, io non ebbi nulla a rispondere.

«Or bene, io ti dirò che scienziati veri, Poisson fra gli altri, hanno provato che, se nell’interno del globo esistesse un calore di dugentomila gradi, i gas incandescenti provenienti dalle materie fuse avrebbero tanta elasticità che la scorsa terrestre non potrebbe resistere e scoppierebbe come le pareti d’una caldaia sotto la pressione del vapore.

— Quest’è l’opinione di Poisson, zio mio, ecco tutto.

— D’accordo, ma è pure il parere di altri geologi valenti che l’interno del globo non sia formato nè di gas, nè di acqua, nè delle più pesanti pietre che noi conosciamo, perchè in questo caso la Terra avrebbe un peso due volte minore.

— Oh! con le cifre si prova tutto ciò che si vuole!

— E coi fatti, giovinotto mio, avviene lo stesso? Non è egli accertato che il numero dei vulcani è di molto diminuito dai primi giorni del mondo? e se pure vi ha calore centrale non si può conchiudere che tende ad indebolirsi?

— Zio mio, se voi entrate nel campo delle supposizioni torna inutile discutere.

— Ed io devo dire che alla mia opinione si aggiungono le opinioni di persone competentissime. Ti ricordi tu di una visita che mi fece il celebre chimico inglese Humphry-Davy nel 1825?

— Niente affatto, perch’io non venni al mondo che diciannove anni più tardi.

— Or bene, Humphry-Davy venne a vedermi trovandosi di passaggio ad Amburgo. Noi discutemmo lungamente, tra le altre questioni, l’ipotesi della liquidità del nocciolo interno della Terra e convenimmo entrambi che questa liquidità non poteva esistere, per una ragione alla quale la scienza non ha mai trovato risposta.

— E quale? diss’io un po’ sorpreso.

— Gli è che questa massa liquida, sarebbe soggetta, come l’Oceano, all’attrazione della luna, e per conseguenza due volte al giorno si produrrebbero maree interne che, sollevando la scorza terrestre, cagionerebbero terremoti periodici!

— Ma è peraltro evidente che la superficie del globo