Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/68

Da Wikisource.
60 viaggio al centro della terra

bardature di viaggio, udimmo la voce dell’ospite che ci invitava ad andare in cucina, sola stanza in cui si accendesse il fuoco anche durante i freddi più rigidi.

Mio zio si affrettò d’ubbidire all’amichevole invito; io lo seguii.

Il camino della cucina era di modello antico; nel mezzo della camera una pietra per focolare, nel tetto un buco conduttore del fumo. Codesta cucina serviva anche da sala da pranzo.

Appena entrati, l’ospite, come se non ci avesse ancora veduti, ci salutò colla parola sœllvertu, che significa siate felici e venne a baciarci in volto.

La moglie dopo di lui pronunciò le stesse parole, accompagnate dallo stesso cerimoniale; poi i due conjugi ponendo la mano diritta sul cuore s’inchinarono profondamente.

Mi affretto a dire che quella Islandese era madre di diciannove figli, i quali in quel momento, grandi e piccoli, brulicavano alla rinfusa in mezzo ai nugoli di fumo che riempivano la camera. Ad ogni istante io vedeva una testolina bionda alquanto melanconica che usciva da quella nebbia. Pareva una ghirlanda di angeli colla faccia un po’ sporca.

Mio zio ed io accogliemmo con festa la nidiata, nè andò molto che tre o quattro di quei marmocchi si erano arrampicati sulle nostre spalle, altrettanti sulle nostre ginocchia ed il resto fra le gambe. Quelli che parlavano ripetevano sœllvertu in tutti i toni immaginabili; quelli che non parlavano non si ristavano per questo dal gridare. Siffatto concerto fu interrotto dall’annunzio del pasto. In quel momento rientrò il cacciatore, il quale aveva provveduto economicamente al nutrimento dei cavalli, lasciandoli scorrazzare liberamente per i campi. Le povere bestie dovevano accontentarsi di rosicchiare il raro musco delle roccie, qualche fuco poco nutriente, ed alla domane non mancarono di venire da per sè a ripigliare il lavoro della vigilia.

«Sœllvertu,» disse Hans entrando.

Poi tranquillamente, automaticamente, senza che un bacio fosse più caldo dell’altro, abbracciò l’ospite la moglie e i loro diciannove figliuoli.

Terminata la cerimonia sedemmo al desco in numero di ventiquattro, e perciò gli uni addosso agli altri nel vero senso dell’espressione. I più favoriti avevano due soli marmocchi sulle ginocchia.