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Pagina:Jules Verne - Viaggio al centro della Terra, Milano, Treves, 1874.djvu/69

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viaggio al centro della terra 61


Intanto il silenzio si fece profondo all’arrivo della zuppa, e la taciturnità, naturale anche ai biricchini islandesi, riprese il suo impero. Ci fu servita una zuppa di lichene non disaggradevole, poi un’enorme porzione di pesce secco nuotante nel burro inacidito da vent’anni e perciò assai preferibile al burro fresco, secondo le idee gastronomiche dell’Islanda. Vi era inoltre dello skyr, specie di latte quagliato, accompagnato da biscotto con sapore di sugo di bacche di ginepro; infine, a modo di bevanda, un latticello mescolato di acqua che ha nome blanda nel paese. Se questo singolare nutrimento fosse o no buono è cosa di cui io non posso giudicare. Avevo fame ed alle frutta ingollai fino all’ultimo boccone una grossa pasta di grano saraceno.

Terminato il pasto, i fanciulli disparvero; gli adulti si posero in giro al focolare in cui ardeva torba, ceppi d’erica, stallatico di vacca e ossa di pesci, disseccati. Dopo esserci alquanto riscaldati, tutti si ritrassero nelle loro stanze. L’ostessa offrì di toglierci, secondo il costume, le calze, ma avendo noi rifiutato graziosamente essa non insistè ed io potei alla fine rannicchiarmi nel mio letto di fieno.

La domane, alle cinque, noi dicevamo addio al contadino islandese; mio zio ebbe a durar molta fatica per fargli accettare un compenso conveniente, ed Hans diede il segnale della partenza.

A cento passi da Gardär, il terreno cominciò a mutar d’aspetto, divenne pantanoso e difficile al cammino; alla diritta la catena di montagne si prolungava indefinitamente a somiglianza di un immenso sistema di fortificazioni naturali, di cui seguivamo la controscarpa; soventi volte ci trovammo innanzi ruscelli che bisognava necessariamente passare a guado senza troppo bagnare i bagagli.

La solitudine diveniva sempre più profonda; talvolta tuttavia un’ombra umana sembrava involarsi in lontananza e quando l’improvviso piegare della via ci accostava inopinatamente ad uno di cotali spettri, io provava una specie di raccapriccio alla vista d’una testa gonfia, dalla pelle lucida, sprovveduta di capelli, a delle piaghe che apparivano ributtanti attraverso gli strappi di miserabili cenci.

La disgraziata creatura non veniva a stender la sua mano deforme, al contrario fuggiva; ma non così presto