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viaggio al centro della terra 69

netto di storia naturale, e allo stesso tempo rifacevo nel mio spirito tutta la storia geologica dell’Islanda.

Quest’isola, tanto curiosa, è evidentemente uscita dal fondo delle acque in un tempo relativamente moderno; fors’anco essa s’innalza ancora con un movimento insensibile. Se così è non si può attribuire la sua origine che all’azione dei fuochi sotterranei. In tal caso adunque la teorica di Humphry-Davy, il documento di Saknussemm e le pretese di mio zio, tutto andava in fumo. Questa ipotesi mi portò ad esaminare attentamente la natura del suolo, ed in breve potei rendermi conto della successione dei fenomeni che presiedettero alla sua formazione.

L’Islanda, assolutamente priva di terreno sedimentale, sì compone solo di tufo vulcanico, cioè a dire d’un agglomeramento di pietre e di roccie di struttura porosa. Prima dell’esistenza dei vulcani era fatta d’una massa sollevata lentamente sopra i flutti per opera delle forze centrali; il fuoco interno non avea ancora fatto irruzione al di fuori. Ma più tardi un largo crepaccio si aprì diagonalmente dal sud-ovest al nord-est dell’isola e da questo si versò a poco a poco tutta la pasta trachitica. Il fenomeno avveniva allora senza violenza, perocchè lo sbocco era enorme e le materie fuse rigettate dalle viscere della terra si sparsero tranquillamente in vasti strati o in masse a monticoli: e fu in questo tempo che apparvero i feldspati, i sieniti e i porfiri. Mercè tale versamento la grossezza dell’isola crebbe assai e la sua forza di resistenza del pari. Si comprende quale quantità di fluidi elastici si accogliesse nel suo seno quando non offrì più alcuna uscita dopo il raffreddamento della crosta trachitica. Venne dunque un momento in cui la potenza meccanica di questi gas fu tale ch’essi sollevarono la massiccia scorza e si aprirono alti sfiatatoi. D’onde il vulcano prodotto dal sollevamento della crosta, poi il cratere che si aprì d’un subito sulla vetta del vulcano.

Allora i fenomeni eruttivi succedettero ai fenomeni vulcanici. Dalle aperture formate di fresco sgorgarono dapprima le direzioni basaltiche, di cui la pianura che noi attraversavamo offriva allo sguardo saggi meravigliosi. Camminavamo sopra queste roccie d’un grigio carico a cui il raffreddamento avea dato forma di prismi a base esagonale; in lontananza si vedevano gran numero di coni schiacciati che furono un tempo altrettante bocche ignivome.