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80 | viaggio al centro della terra |
lo circondavano; per parte mia non me ne davo alcun pensiero, e o ch’essi fossero pliocenici, miocenici, eocenici, cretacei, giurassici, triasici, permiani, carboniferi, devoniani, siluriani, o primitivi, la cosa mi era affatto indifferente. Ma senza dubbio il professore fece le sue osservazioni perchè, in una delle fermate, mi disse:
«Più vado innanzi, più ho fiducia. La disposizione di questi terreni vulcanici dà assolutamente ragione alla teorica di Davy; noi siamo in un terreno assolutamente primordiale, terreno in cui avvenne l’operazione chimica dei metalli infiammati al contatto dell’aria e dell’acqua. Io rifiuto assolutamente l’ipotesi del calore centrale, e d’altra parte noi vedremo coi nostri occhi.»
Sempre la medesima conclusione, e si capisce come io non mi divertissi a discutere. Il mio silenzio fu preso per assenso e la discesa ricominciò.
Da lì a tre ore, io non scorgeva ancora il fondo della voragine. Quando alzavo la testa vedevo il suo orifizio decrescere sensibilmente. Le pareti, per causa della loro lieve inclinazione, tendevano a riaccostarsi; l’oscurità si faceva vie più fitta.
Eppure scendevamo sempre: parevami che la pietre che si staccavano dalle pareti si inabissassero con una ripercussione più sorda e che dovessero incontrare presto il fondo dell’abisso.
Siccome avevo avuto cura di tener conto esatto delle manovre di corda, potei farmi un’idea della profondità a cui eravamo giunti e del tempo trascorso.
Avevamo allora ripetuto quattordici volte la manovra che durava una mezz’ora: erano dunque sette ore, quattordici quarti d’ora di riposo, ovvero tre ora a mezzo; in tutto, dieci ore mezzo. Eravamo partiti alla una, dovevano essere le undici in quel momento.
Quanto alla profondità a cui eravamo discesi, le quattordici lunghezze di una corda di dugento piedi, davano due mila e ottocento piedi. A questo punto udimmo la voce di Hans:
«Alt!» diss’egli.
Mi arrestai di botto mentre stavo per urtare coi piedi la testa di mio zio.
«Siamo giunti, disse questi.
— Dove? domandai lasciandomi andare fin presso a lui.
— Al fondo della bocca perpendicolare.
— Non vi ha dunque altra uscita?