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viaggio al centro della terra 81


— Sì, una specie di corridoio ch’io intravedo appena e che si dirige obliquamente a diritta. Vedremo ciò domani. Intanto ceniamo; dormiremo dopo.»

L’oscurità non era ancora completa. Aprimmo il sacco dei viveri, mangiammo, poi ciascuno si coricò alla meglio sopra un letto di pietre e di frammenti di lava.

E quando, steso supino, aprii gli occhi, vidi un punto splendido all’estremità di quel lungo tubo di tremila piedi, che si trasformava in un gigantesco cannocchiale.

Era una stella priva d’ogni scintillazione, e secondo i miei calcoli, doveva essere β della Orsa minore. Poi caddi in sonno profondo.


XVIII.

Alle otto del mattino, un raggio di luce venne a ridestarci. Le mille faccette di lava delle pareti lo raccoglievano nel suo passaggio e lo riversavano come una pioggia di scintille.

Questa luce era abbastanza intensa per permettere di distinguere gli oggetti circostanti.

«E così, Axel, che ne dici? sclamò mio zio fregandosi le mani; hai tu mai passato una notte più tranquilla nella nostra casa di Konigstrasse? Nessun rumore di carri, nè grida di rivenduglioli, nè vociare di battellieri!

— Senza dubbio che noi siamo molto tranquilli in fondo a questo pozzo, ma la stessa calma ha qualche cosa di spaventevole.

— E via! sclamò mio zio; se tu ti spaventi di già, che avverrà più tardi? Noi non siamo ancora entrati di un pollice nelle viscere della terra.

— Che intendete dire?

— Voglio dire che abbiamo appena raggiunto la superficie dell’isola! Questo lungo tubo verticale che mette al cratere dello Sneffels, si arresta press’a poco al livello del mare.

— Ne siete voi certo?

— Certissimo. Consulta il barometro e vedrai.»

Infatti il mercurio dopo d’essere mano mano risalito nello strumento a misura che noi discendevamo, si era arrestato a ventinove pollici.