Pagina:L'Anticristo.djvu/12

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tismo è il suo «peccatum originale». Definizione del protestantismo: l'emiplegia del cristianesimo e della ragione... Non bisogna che pronunziare le parole «Scuola di Tubinga», per comprendere quel che è in fondo la filosofia tedesca: una teologia «astuta». I filosofi sono i più bravi ipocriti di Germania; mentono innocentemente...... Donde scaturisce la gioia che all'apparire di Kant passò in Germania attraverso il mondo della scienza che nei suoi tre quarti si compone di figli di pastori e di figli di maestri?

Donde procede la convinzione tedesca — che trova ancora eco — che con Kant incomincia un mutamento verso il «meglio»? L’istinto teologico nel savio tedesco indovinava ciò che stava per esser possibile. Si era aperta una via indiretta per l'antico ideale; il concetto del «mondo verità», il concetto della morale come «essenza» del mondo, (gli errori più perfidi che esistono!), erano di nuovo, se non dimostrabili, almeno «non refutabili», grazie ad uno scetticismo sottile ed astuto... La ragione, il «diritto» della ragione non arriva a tanto... Si era fatto della realtà un’«esperienza»; un mondo assolutamente «bugiardo», quello dell'essenza, era diventato realtà... L'effetto di Kant non è che l’effetto di un teologo: Kant fu come Lutero, come Leibnitz, un freno di più per la proibità tedesca, di per sè stessa poco solida.


XI.


Una parola ancora contro Kant come «moralista». Una virtù deve essere una «nostra» invenzione, una «nostra» difesa, una «nostra» necessità personale: presa in qualunque altro senso non è più che un pericolo. Ciò che non costituisce una condizione vitale è «nocivo» alla vita: una virtù che esiste soltanto a causa di un sentimento di rispetto verso l'idea di «virtù», come Kant la voleva, è pericolosa. La «virtù», il «dovere», il «bene in sè», il bene coi carattere dell'impersonalità e del valore generale; chimere in cui si estrinseca la degenerazione, l’ultimo indebolimento della vita, la sottigliezza di Koenisberg. Le leggi più profonde della conservazione e dell’accrescimento esigono il contrario: che ognuno inventi per sè la «sua» virtù, il «suo» imperativo categorico. Un popolo muore quando confonde il «suo» dovere con la con-