Pagina:L'asino d'oro.djvu/135

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libro quinto 119

ceva abbandonare, volato sopra d’uno arcipresso, che era quivi vicino, dall’alta cima tutto sdegnato le disse: Facendo io poca stima, o semplice Psiche, de’ comandamenti della mia madre, la quale m’impose, che riscaldando il petto tuo dello amore del più vile e più vituperoso uomo che fusse al mondo, io fussi cagione che egli ti divenisse sposo, in quello scambio tuo amante divenuto, da te me ne volai: ma io fui in ciò soverchio leggieri, il conosco or troppo bene, chè come destro arciere mi trassi sangue colle arme mie, e feciti mia mogliera, acciocchè io ti paressi una bestia, e che tu mi tagliassi colle arme tue quel capo, in cui dimorano quegli occhi che ti amavano cotanto. Quante fiate ti dissi che tu ti guardassi da questo? con che amorevoli parole te ne pregava io? Ma quelle tue valorose consigliere tosto tosto pagheranno la pena di così bel magistero: a te non darò io altra punizione che ’l fuggir mio. E battendo le penne, insieme con gli ultimi accenti di queste parole se ne volò via.

Rimasa Psiche come una cosa balorda, non sappiendo altro che farsi, riguardando dietro al marito finch’ella il potè vedere, gli avrebbe voluto chieder mercè; ma nè la voce nè la mente erano capaci delle forze loro. Come il volar delle amorose piume portarono Cupido in parte dove non arrivava la speranza di poterlo o prendere o vedere, ella, fuor di sè, accostatasi ad un’alta ripa d’un fiume ch’era quivi vicino, si volse torre dalla penosa vita; e lasciatasi ire, si ritrovò entro al seno delle fuggitive onde. Ma il clemente fiume in onor di quello Iddio che suole alcuna volta mettere il fuoco in mezzo alle acque, dubitando di sè medesimo, con piacevole rivolgimento del corso suo la riportò sopra d’una ripa di tenere erbette e di fiori odoriferi ripiena. Sedevasi appunto allora, per ventura, sulla ripa di quel fiume il rusticano Iddio Pane, e avendo in mano la bella Siringa, le insegnava ritenere entro a sè la dolcezza di tutte le voci; e vicino a lui alquante caprette, rodendo or questo or quel virgulto, scherzavano colle