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46 dell'asino d'oro

cosa che mi fosse incontrata quella notte! Pur la paura mi diede al fine tanto ardire, che voltandomele con mal piglio, le dissi: Che non ti parti tu, brutta besticciuola, e vatti a riporre co’ topolini simili a te, se tu non vuoi sperimentar le mie forze adesso adesso? che non ti parti tu? Ed ella allora allora, voltatemi le spalle, sparì via: nè vi andò guari, che egli mi entrò addosso un sonno sì grande, che altri non avrebbe saputo troppo agevolmente discernere chi di noi due che giacevamo, fosse stato il morto; sicchè senza sensi rimaso, e avendo bisogno d’un che guardasse me, me n’era andato altrove; e stetti così tanto, che i galli cantando, facevano la parte della lor guardia: al cui romore destomi tutto pien di paura, me ne andai da quel corpo morto, e levato il velo, e accostato il lume, il guardai con diligenza. E mentre che io mi rallegrava, veggendo che e’ non gli mancava niente, quella meschinella della moglie, co’ testimonj del dì dinanzi, s’entrò in camera tutta affannata, e gittatasi subitamente sopra di quel corpo, e baciatolo infinite volte, così colla lucerna in mano, gli riconobbe tutte le membra sue. Perchè voltasi, dimande di Niccolò, e gli impose, che senza indu-