Pagina:L'astronomo Giuseppe Piazzi.djvu/81

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72 BREVI CENNI

avere, primo, annunziato e fatto conoscere in Sicilia le scoperte del Galilei; anzi d’averle, verificate, esaminate, promosse. Devonsi pure a lui le prime tavole sui satelliti di Giove che, sotto il titolo Meneologiæ Jovis Compendium, videro la luce in Palermo nel 1656: e fu lui che da prima ragionava giustamente delle macchie solari e lunari, sostenendo che erano della stessa sostanza solare, nella quale novellamente si risolvevano. Pensò che la luna fosse affatto priva di atmosfera e di viventi, di natura alquanto rassomigliante alla nostra. Scrisse sull’anello di Saturno, sulle stelle doppie, sulle nebulose e in modo singolare sulle comete del 1600, del 1618 e 1652; donde trasse argomento al trattato De Sistemate Orbis Cometici. Varie altre opere astronomiche pubblicò l’Odierna, tra le quali il Nunzio della Terra, dove sono errori dipendenti dall’adozione del sistema Tolemaico, e fra gli trila, che la più grande di tutte le stelle fisse non può avere un diametro maggiore di due secondi incirca. Nell’operetta poi intitolata De admirandis cœli characteribus intende a distruggere gli argomenti di Copernico contro il moto del sole. Nullameno, non ostante errori siffatti, l’Odierna acquistò molta fama, fu apprezzato da noi e al di fuori.

Genio singolare invero fu Leonardo Ximenes.

Tutto preso delle matematiche pure, l’idrometria però e l’astronomia divisero singolarmente i suoi studi: riattò il gran gnomone che nel 1500 Toscanelli aveva segnato nella metropolitana fiorentina: dimostrò con