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Pagina:L'edera (romanzo).djvu/156

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154 l’edera

gnia, per resistere alla solitudine e alla desolazione del soggiorno fra le aride montagne di Lula, e aveva bisogno d’una donna per ajutarlo nella meschina bisogna di cantiniere. Del resto, per dire il vero, l’idea di sposare o semplicemente condurre con sè Annesa lo incoraggiava nel proposito di recarsi nelle miniere.

Ad ogni modo egli si aspettava, per parte di lei, una viva manifestazione di gioia; ma ella parve non capire, o piuttosto non credere alle parole di lui; e per la seconda volta provò una impressione strana, di soffocamento, di vertigine, la stessa che aveva provato nell’udire che Paulu era passato senza avvertirla, mentre ella stava per compiere il delitto. Poi le sembrò di udire in lontananza una risata misteriosa, triste e beffarda.

— Perchè ridi? — domandò Paulu, sorpreso. Che c’è da ridere? Tu non credi più a quello che ti dico: non parlo più, dunque, ma, ti ripeto, vedrai se son bugiardo o no. Parleremo meglio domani: ora vado anch’io a letto; sono stanco e qui fa freddo, e tu hai la febbre. Parleremo domani...

Fece un passo, poi si fermò ancora e disse, con un po’ d’ironia:

— O non ti piacerebbe venire con me, nella miniera?

Ella non rispose, ma gli si avvinghiò al collo e scoppiò a piangere: e tutto ciò che v’è di più amaro e doloroso nel pianto umano, la disperazione, il rimorso, l’odio contro il destino che si