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l'ombra del passato 253

Caval Rundello, e a poco a poco si animò, s’alzò, accompagnò coi gesti più espressivi il suo lungo racconto. Quando ella raccontava s’immedesimava talmente nella sua parte di narratrice, che dimenticava ogni altra cosa. Anche le donne stettero ad ascoltarla; solo Fiorina, scarmigliata e rossa, uscì piano piano nel portico e di là nel cortiletto, dove Francesco, appena terminato il pranzo, era andato a sedersi.

Il meriggio ardente incombeva sulla grande aja silenziosa. Adone, che era andato a accompagnare per un tratto di strada il suo predecessore, rientrò e sentì che nella camera da pranzo la nonna raccontava la storia. In quel momento ella imitava la voce irata d’una principessa offesa: pareva un’attrice.

D’un balzo Adone fu nella scaletta; sul pianerottolo si fermò, ansando. Gli pareva che dentro il cuore il lambrusco bevuto gli fervesse come dentro il peker: la notizia datagli dal vecchio maestro, che oramai il posto di Casalino poteva dirsi suo, lo rendeva come ebbro. Senza precisamente sapere quello che voleva, spinse l’uscio della camera dello zio.

Caterina non dormiva, ma non lo aspettavo. S’era levata la camicetta e la gonna, e in busto e sottanino inamidato stava seduta accanto al gran letto dov’era morto lo zio Giovanni, e appoggiava la testa sulla coltre di seta verde.

Vedendo Adone balzò in piedi, stringendosi le mani incrociate sul petto e reclinandovi la testa.