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292 l'ombra del passato

viaggio a Viadana sotto il mantello dello zio. Egli si rivide bambino, ricordò mille cose dimenticate; e ascoltò come trasognato il discorso della vecchia.

— Sono di Caterina, sai! Lavoro suo. È una formica, sai: lavora, lavora e s’è fatto il suo gruzzolo. Da bambina era cattiva: io l’ho raccolta come si raccoglie l’osso, lo straccio, l’oggetto sporco: ho conosciuto quello che valeva, e batti oggi e lava domani, l’ho pulita come il panno con la lisciva. Eccolo qui, il suo gruzzolo, lo le dissi: «Va dalla Pirloccina e pregala di cambiarti in monete d’oro i tuoi bigliettini. Così ella vedrà che non sei una mendicante». E glieli ha cambiati. Ora, viscere, poichè tua zia non vuole aiutarti, prenditi questa scatolina. Prendila: e che non puoi muovere le mani? Caterina non avrà pace se tu non farai questo!

Egli guardava, e non sapeva se doveva ridere o piangere. La vecchia tossiva e guardava fisso le monete: ed egli capiva la diffidenza, la generosità, l’ingenuità di lei. Che risponderle?

— Ne riparleremo, nonna!

Ella richiuse la scatolina, e lo afferrò per il braccio, fissandolo coi suoi occhietti celesti venati di rosso.

— Non rifiutare! — gl’impose. — Se rifiuti dai un grande dolore a Caterina. Tu credi di conoscer la ragazza, ma t’inganni. Ella è forte di persona, ma è molto sensibile. Ricordati quello che ti dice la vecchia! I vecchi i più rimbambiti ne sanno molto più dei giovani, anche se questi sono maestri!