Pagina:La Natura.djvu/353

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libro sesto 351

Piogge le opprimerían, che straripando
Corrano i fiumi ad inondare i campi,
360Se il ciel di dense nubi atro non fosse.
Tutte però di turbini e di fuochi
Son pregne; onde qua e là fremiti e lampi
363Mandan; poichè, come ho mostrato avanti,
Molti aver denno in sè le cave nubi
Principj di calor, molti dal Sole
366E da’ caldi suoi raggi accôr ne denno.
Quando perciò quel vento, che le pigia
In un loco qual sia, molti n’espresse
369Principj di calore, e con tal foco
Mischiossi insieme, allora in loco angusto
Penetra e rota vorticoso, e dentro
372A le calde fornaci il fulmin tempra:
Giacchè per doppia causa egli si accende:
Per la propria rapina e pe ’l contatto
375Infiammasi del foco. Indi allor quando
La gonfia nube si riscalda, o sia
Che un’ignea forza, o un acre impeto in essa
378Penetri, il fulmin subito la squarcia,
Quasi maturo; l’eccitato ardore
Vibrasi, tutti illuminando i lochi
381Di tremuli baleni, e un così forte
Scoppio lo segue, che schiantate a un tratto
Sprofondarsi del ciel sembran le vòlte.
384Indi un grave tremor la terra assale,

23 — Rapisardi: Lucrezio.