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380 la natura

Co ’l contrarsi che fa, ne’ pozzi il cacci.
     Presso al tempio d’Ammon, dicesi, è un fonte,
1140Che divien fresco il dì, caldo la notte.
Meraviglian di ciò troppo le genti,
E suppongon, che il Sole acre lo scaldi
1143Sotto il suolo ad un punto, ove la notte
Covra di spaventose ombre la terra.
Ma ciò troppo dal ver lungi si scosta.
1146Poichè, se il Sol non può co ’l suo contatto
Il nudo corpo riscaldar de l’acque
Da la parte di sopra, allor che tanto
1149Fervor possiede il suo superno lume,
Come può render mai l’acqua bollente
E saturar di fervido vapore
1152Sotto la terra, che sì denso ha il corpo;
Quando poi, quel ch’è più, co’ raggi ardenti
Le mura de le case a mala pena
1155Passa, e v’insinua a stento il suo calore?
Qual’è dunque la causa? A punto è questa:
Che la terra è più tiepida e porosa
1158D’intorno al fonte che nel resto, e molti
Semi di foco son da presso a l’acque;
Onde allor che la notte seppellisce
1161Entro a le rugiadose ombre la terra,
Questa a un tratto si affredda e si restrigne;
Però, qual se da man la sia spremuta,
1164Gl’ignei semi ch’à in sè nel fonte esprime,