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la capanna dello zio tom


i suoi schiavi, ed io sono lietissima che li tratti come meglio gli torna: ma egli vuole impacciarsi dei miei. Egli ha certe idee stravaganti intorno a varie materie, e particolarmente intorno al governo degli schiavi. Egli opera in guisa, che si direbbe ch’egli consideri gli schiavi come superiori a me e a sè stesso. Spesso gli cagionano un grave imbarazzo, e nondimeno tollera o finge di non avvedersene. Benchè egli sembri d’indole assai dolce, egli in certe cose è terribile, e mi fa veramente paura. Lo credereste? ha stabilito, checchè possa avvenirne, che in casa sua non si potrebbe dare pure una sferzata, salvo se non fosse per sua mano o per la mia. Che ne consegue? Potete facilmente comprenderlo. Sain-Clare non s’indurrebbe a sterzare i negri quando pure gli passassero sulla persona: quanto a me, ben lo vedete, sarebbe una vera barbarie il richiedere ch’io facessi un simile sforzo. Or voi sapete che gli schiavi non sono altro che gran ragazzi.»

— «Io non so nulla — rispose laconicamente miss Ofelia — e ringrazio Iddio di non saperne.»

— «Sia pure; ma voi dovrete saperne qualche cosa, e a vostre spese se rimarrete con noi. Non potreste mai immaginare che stupida, irritante, sguaiata, irragionevole, puerile, ingrata razza di sciagurati sono costoro.»

Parea che Maria fosse rianimata da una forza sovrannaturale, ogniqualvolta le sue parole cadevano su tale argomento: gli occhi di lei si spalancavano, e parea che dimenticasse il suo usato languore.

— «Non potreste mai immaginare che duro e continuo supplizio sieno costoro per una padrona di casa. Io non me ne lagno più a Saint-Clare; sarebbero parole gettate. Egli pretende che costoro sono quali abbiamo voluto, e che quindi dobbiamo rassegnarci: dice che tutti i difetti loro derivano da noi, e che saremmo crudeli ed ingiusti a punire in essi le colpe di cui siam complici; aggiunge, che se noi fossimo al luogo loro non saremmo punto migliori; come se tra noi e loro fosse qualche cosa di comune, o reggesse il confronto!»

— «Non credete voi dunque che Iddio gli abbia fatti del medesimo sangue che noi?»

— «No, in fede mia, no assolutamente! sarebbe una curiosa opinione davvero! Essi sono una razza degradata.»

— «Ma non credete voi, ch’essi abbiano un’anima immortale?»

— «Oh! quanto a questo poi — rispose Maria sbadigliando — niuno ne dubita; ma paragonarli a noi? tenerli quasi come eguali a noi? è impossibile! Saint-Clare sostiene che tener Mammy lungi dal marito, sia come se tenessero me lontana dal mio. Siffatti confronti non possono farsi. Mammy non può avere quei sentimenti che ho io; v’ha una differenza enorme, benchè Saint-Clare dica, che non sa vederla. Egli è lo