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e tremarne il suolo, s’affretta a tirare e tira male. Il fante novizio o timido, o quello di paese caldo, e perciò impetuoso e bollente per natura, lascia andar via colpi a più non posso senza imberciar nemmeno; e la palla va in aria, assai più in su della testa dei cavalieri.

La fretta del tirare, generalmente comune a tutte le fanterie allo scoperto ed egualmente esposte, è appunto la principale cagione, dei pochissimi effetti che s’ottengono, relativamente all’immenso sciupo dei colpi tirati; e se a questa fretta naturale ad uomini impetuosi, — più atti all’azione di lancio che passiva, — s’aggiunge quella artificiale del fucile, è facile persuadersi, come i suoi effetti non cambino gran fatto le condizioni della cavalleria alla carica, una volta entrata nelle due zone pericolose, purchè però riesca ne’ suoi conati; mentre in caso contrario, il merito del fucile perfezionato sarebbe immenso contro una cavalleria che dà di volta.

È perciò un principio da cui sarebbe pericoloso allontanarsi, di non assalir mai una fanteria, senza averla prima fatta battere in breccia dalla moschetteria o dall’artiglieria1, se pur

  1. Federico II pagò caramente a Kunersdorf l’inosservanza di questo principio. Malgrado le più vive rimostranze di Seidlitz, si ostinò a far caricare dalla sua cavalleria una gran parte della fanteria russa, che, stretta in massa colle artiglierie, opponeva una resistenza disperata. I reggimenti di Federico ritornavano indietro un dopo l’altro rotti e disordinati senza averla potuta spuntare; e mentre ferveva tanta carnificina, la cavalleria russa, che, battuta prima da Seidlitz, si trovava in piena ritirata, ritornò all’assalto e fece impeto vigoroso sulla cavalleria prussiana; la quale, rifinita da sforzi inauditi, annientata da considerevoli perdite, scoraggiata da tanto rovescio, non avendo più a capo il valoroso Seidlitz, gravemente ferito, n’andò completamente sbaragliata. La rotta della cavalleria fu seguita dalla fanteria; e a sei ore di sera Federico, che nel mezzo della giornata poteva contare sulla vittoria, fuggiva colle reliquie del suo esercito nel disordine più spaventevole, abbandonando artiglierie, cassa militare e bagagli.
         Se gli assalti della cavalleria prussiana, come aveva chiesto Seidlitz, fossero stati preceduti da scariche d’artiglieria, quella massa di fanteria russa, che fece cambiar faccia alla battaglia di Kunersdorf, non avrebbe potuto resistere alla cavalleria di Federico, che passava allora per la migliore d’Europa.