Pagina:La desinenza in A.djvu/219

Da Wikisource.

- 167-


regni perpetua l’estate. Il diabòlico stormo dei pruriginosi ricordi, delle caldane, delle oppressure, gira a far scempio delle recluse; e quei poveri alati custodi, ve l’assicuro, hanno un bel fare a difèndere il vas spirituale, la janua coeli, la mystica rosa, cóntro le seduzioni e gli ardiri dei mille amanti d’ogni stoffa e misura che vèngon su dai bauli e dai cassettoni o nàscono cinque ogni mano. Orsolina ed Edvige, in un ùnico letto, troppo angusto per una, stanno, mezzo scoperte, allacciate in un polposissimo abbraccio. Amore, sovrano de’ sogni, librasi lieve su loro, ed esse, pur nel dormire, si scambiano colombinamente baci e tubano di voluttà. Ricciarda invece, che non possiede una Edvige, s' è addormentata abbracciata a un guanciale, bagnandolo delle sue làgrime. Un’altra ancora, in un quasi-sonnambulismo, scivola scalza e discinta in un remoto oratorio e là si prostra sul freddo marmo, dinanzi a un crocifisso di sculto legno e dipinto. Il chiaro di luna, inondando il suo volto, par che illumini neve. Clara fervorosamente prega, calda la mente delle seràfiche istericità di santa Teresa e delle sue proprie e la si fisa intensa nel Cristo, si esalta, trasfigurasi in lui. Non più ella sente il bruciore delle percosse, ond’ella martoriò le proterve sue carni, non più il gelo dei lini che la si presse bagnati sull’ incendio del seno e che or le si staccano àridi; non la si accorge neppure dello scattar di una bòtola e di un avvicinàntesi anè-