Pagina:La desinenza in A.djvu/57

Da Wikisource.

Morale, immutàbile, eterna, và come il corso dei cieli, pel quale è tutt’uno che i càlcoli delle più prèsbiopi spècole bàttano giusto od errato; va per suo conto e ben và. Non creda, che nè i libriccioli pel popolino del castratello A**, nè le commedie per le bimbe da latte della maestrùcola B**, siano proprio i Messìa da mantenere questa vera Morale nel suo diritto cammino, cariàtidi, a parer mio, che si dilòmbano a sostenere una mole che si sostiene da sè. I dieci comandamenti, così detti di Dio, hanno potuto, dopo Mosè che li scrisse con la minaccia, èssere rispettati, appunto perchè per amore lo èrano già, in altro còdice inscritti ben più duraturo del granito e del bronzo «la umana universale coscienza.» E ciò la signora favorirà di accettare sulla parola, chè a voler la ragione di ciascuna ragione, si sciuperebbe a quintali la carta e a botti l’inchiostro, coll’attraente certezza, che, fatto il giro del globo, arriveremmo alle spalle di quella prima ragione da cui s’era mossi. Non mi òbblighi dunque a nojarmi, per annojare lei. Se la signora ama proprio la noja, non mancano biblioteche: — Punto secondo; Drammàtica e Letteratura, nei loro rapporti colla Morale, narrano più quanto si fà o si è fatto, che non insègnino il da farsi. In particolare poi «teatro» vale divertimento; tanto è ciò vero, che se l’autore a questo suo scopo fallisce, pensa lo spettatore a rièmpierlo, traendo dallo stesso tràgico orrore una piacèvole sensazione. Ma le