Pagina:La fine di un regno, parte I, 1909.djvu/288

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Aveva ragione, ma in parte. Quelle provincie, e con esse tutto il Regno, non erano economicamente in grado di realizzare il capitale necessario all’impresa. Povertà e avarizia, ma soprattutto diffidenza, giustificata un po’ dai patti del capitolato, dei quali basterà ricordare alcuni: il concorso del governo a forfait, e limitato a soli cent’ottantamila ducati per cinquant’anni, sopra una concessione che ne durava ottanta: somma data a titolo d’incoraggiamento, non come assicurazione degl’interessi del capitale, e da pagarsi per quote, a misura che procederebbe il lavoro per ogni miglio di strada; cauzione di trecentomila ducati, e trasporto gratuito delle truppe e loro bagagli. Si aggiunga che la spesa preventivata a ventidue milioni di ducati, pari a cento dieci milioni di lire per la costruzione a doppia rotaia, armamento ed esercizio di oltre quattrocento chilometri di strada, era fatto non sulla base di un piano generale e preciso dell’opera, nonchè dei vari progetti d’arte, ma di uno studio di massima. Nel capitolato solo si conveniva che i capilinea sarebbero stati Napoli e Brindisi, e che la linea doveva passare per Avellino, Foggia, Barletta e Bari: e queste sei erano le stazioni di prima classe; non determinate definitivamente quelle di seconda e di terza. "Dallo stato enunciato dei lavori a cottimo„ sottoscritto dal Melisurgo, quale concessionario e intraprenditore, si rilevano alcune curiose notizie. La linea doveva distaccarsi da Sarno, e mercè una prima galleria penetrare nella valle di Montoro; e mercè una seconda sotto il monte Tappolo, toccare Avellino. E prolungandosi fra la consolare e il fiume Sabato, a destra di Pratola, pel vallone di Marotta doveva entrare nella valle del Calore, toccare Taurasi, Mirabella e Grottaminarda e sboccare. mercè un traforo, nella valle dell’Ufita; e attraversando il vallone di Stratola in vicinanza di Ariano, per un altro vallone detto di Vastavina, ed un altro non lungo traforo sbucare nella valle del Cervaro; e di là non discendere al ponte di Bovino, ma più ragionevolmente prendendo a sinistra, mediante una quinta galleria, raggiungere Troja. Da qui la linea, seguendo il suo andamento naturale, scenderebbe a Foggia, e poi via via a Cerignola, Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta, Giovinazzo, Bitonto, Modugno, Bari; e da Bari a Mola per Capurso e Noia; e da Mola per Conversano a Monopoli; e di qui, tenendosi sempre a destra, per Fasano, Ostuni e San Vito; e infine volgendo a sinistra, a