Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) I.djvu/358

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stro in Baviera; ma considerazioni politiche di non lieve importanza dovettero indurre il Re di Napoli a stringere maggiormente i legami di famiglia con l’impero austriaco, dando in moglie al figliuolo una cognata dell’Imperatore. Memore forse dei versi, uditi un anno prima alla rappresentazione della Stella di Mantova, egli passò in rassegna le principesse italiane, e forse si fermò su Maria Clotilde di Savoia, figliuola di Vittorio Emanuele II; ma non pare che vi siano state trattative neppure alla lontana. Il ricordo del suo matrimonio con una principessa di Savoia e l’astio, che palesemente nutriva verso la Corte ed il governo sardo, non potevano certo favorevolmente disporre l’animo del Re a quella scelta. A determinare invece quella della giovane duchessa di Baviera e a vincere le perplessità di lui, se mai ne ebbe, dovè concorrere la regina Maria Teresa. Ferdinando II teneva dietro, non senza inquietudine, agli avvenimenti che si succedevano in Europa; le sue diffidenze verso Napoleone e il Piemonte aumentavano di giorno in giorno, e pur non credendo ancora o fingendo di non credere, che i francesi sarebbero scesi in Italia per far guerra all’Austria e venire in aiuto della rivoluzione, un senso di timore lo aveva invaso.

Da qualche tempo il Re non si sentiva bene. Era incanutito, divenuto pingue, in maniera da non poter più montare a cavallo agilmente, ne rimanervi a lungo e di tanto in tanto, avvertiva una grande spossatezza. Il Ramaglia, qualche mese prima, aveva scoperta intorno al collo di lui un’eruzione erpetica di un rosso vivace, che lo impensierì e prescrisse una cura che non fu eseguita. Dieci giorni prima di lasciare Caserta, la Regina volle consultare nuovamente l’insigne clinico circa l’opportunità del viaggio, e il Ramaglia rispose: “Il Re non ha florida salute, ed io sono di parere che il viaggio nelle Puglie si dovrebbe rimandare alla prossima primavera; se irrigidisse il tempo, non so quanto ne soffrirebbe la salute del Re„. Alla Regina non piacque quel franco linguaggio e licenziò il Ramaglia con freddezza. Fu riferito anzi, che il Re dicesse al Ramaglia: "Don Piè, quant’hai avuto pe darme sto consiglio?„ E risolvette due cose: partire il giorno 8 gennaio per le Puglie e far celebrare per procura il matrimonio, nello stesso giorno, a Monaco di Baviera. Ordinò inoltre che la sposa, imbarcandosi a Trieste il 16 gennaio a bordo