Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/136

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ch’egli era francese e amico di Brenier, non fa mai arrestato. Dopo la morte di Ferdinando II, la polizia non ebbe più continuità. Nei pochi mesi che vi stette a capo l’Ajossa, si rinnovarono gli eccessi, ma a intermittenze e le celebri retate si compivano ordinariamente verso la mezzanotte. I feroci circondavano un caffè, ritenuto sospetto e arrestavano quanti vi eran dentro e li menavano alla prefettura, dove i più fortunati se la cavavano con una lavata di testa, che loro faceva il commissario, ovvero, se provinciali, con lo sfratto da Napoli. I più tapini erano chiusi alla Vicarìa o a San Francesco, in attesa d’un giudizio che non veniva mai. Una sera del febbraio, la polizia, facendo una retata nel caffè Testa d’oro, arrestò, fra gli altri, alcuni dei più noti borbonici usciti allora dai Fiorentini. Se ne rise molto e il commissario fu punito. Un’altra sera, in una retata al Caffè De Angelis, vi capitò don Niccola Gigli e lo scandalo fu più enorme, perchè il Gigli era stato ministro nel 1849 ed era di sicura fede borbonica. Ma alla polizia non riusci mai di scoprire la sede del Comitato dell’Ordine, e solo potè arrestarne più tardi i componenti più audaci. Una delle ragioni del successo di questo Comitato fu il suo nome, felicemente escogitato dal giovane studente Giuseppe Lombardi di San Gregorio Magno, uno dei più operosi, anzi dei più temerarii nelle cospirazioni di quell’anno. Il Comitato dell’Ordine si riuniva nei primi tempi in casa di Giuseppe Lazzaro, e ne fecero parte Gennaro de Filippo, Cammillo Caracciolo, Giacinto Albini, Francesco de Siervo, Pietro Lacava, il Lombardi e pochi altri, i quali rappresentavano, come ho detto, la fusione delle forze liberali. Maraviglioso fu l’effetto della parola Ordine, dato a un Comitato rivoluzionario, il quale aveva un piccolo timbro a secco, che il Lombardi custodì fino a quando non fu costretto ad emigrare anche lui.

Levò gran rumore l’arresto di Enrico Pessina, di Giovanni de Falco, di Giuseppe Vacca, di Gennaro de Filippo, di Federico Quercia, di Giuseppe de Simone e di Gaetano Zir, notissimi, alcuni per posizione sociale, e altri per valore d’ingegno. Qualche mese prima Ferdinando Mascilli, che, dopo l’attentato di Agesilao Milano, era stato per circa due anni chiuso senza processo nel carcere di Santa Maria Apparente, aveva ottenuto, per ispeciale intercessione del Cianciulli zio della moglie, di esser confinato a Capri, nè da quell’isola tornò prima della co-