Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/175

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presi in fitto per depositarvi armi e munizioni. La mattina del 4, avuto il segno degli spari dei mortaletti alla Fieravecchia, dovevano uscire contemporaneamente i tre gruppi, e assaltare i corpi di guardia e i commissariati di polizia. Domenico Cortegiani, cui era dato il comando delle squadre di Misilmeri, si sarebbe mosso nella notte; e passando da Villabate e borghi vicini per riunirsi agli altri, si sarebbe accostato a Palermo, forzando porta di Termini. Alla stessa ora sarebbero discese nella parte opposta della città le squadre di Carini, Cinisi, Torretta, Sferracavallo e Colli, condotte dai fratelli Di Benedetto, e che avevano per capi speciali Guerrera, Tondù e Bruno, ed avrebbero attaccate le caserme a San Francesco di Paola e ai Quattroventi. Il Comitato aveva provveduto perchè i capi di queste squadre fossero persone superiori ad ogni sospetto, e tali erano i Di Benedetto, il Cortegiani, il Tondù e il Bruno; ma per altre squadre bisognò affidarsi a capi di ben diversa indole, i quali operavano per secondi fini, ed erano gente buona soltanto a menare le mani. Queste altre squadre erano riunite sotto il comando di certi Lupo e Badalamenti. Quest’ultimo, conosciuto col soprannome ’u zu Piddu Rantieri, era un capraro di straordinario coraggio, facinoroso e mafioso, al quale la polizia poco tempo prima aveva applicata una pena feroce: quella di sospenderlo col capo in giù e applicargli sulle piante dei piedi non so quante vergate, per cui i piedi divennero stranamente gonfii e le piante incallite. Si voleva da lui la confessione non so di qual reato non politico, ma ’u zu Piddu soffrì tutto, rispondendo senza commuoversi: “Nun sacciu niente„. Si può immaginare quale fosse l’animo suo verso la polizia e verso l’autorità. ’U zu Piddu e Lupo avevano raccolti contadini nomadi, giovanissimi quasi tutti, nelle campagne di Pagliarelli, Porrazzi, Mezzomorreale e Rocca; e poichè questi erano diffidenti del Comitato, memori dei fatti dell’ottobre, il Comitato mandò loro in ostaggio Giambattista Marinuzzi, che vi andò il giorno 2. Pisani distribuì ai diversi capisquadra biglietti d’istruzione con segni convenzionali, e assegnò a ciascuno le somme per sussidiare i propri uomini fino al giorno 4: somme che furono loro pagate dal Rammacca. Nel pomeriggio di quel giorno alcuni capisquadra, volendo conoscere di persona i principali componenti del Comitato, e prendere gli ultimi accordi, si diedero con costoro la posta