Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/255

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CAPITOLO XII


Sommario: Alla vigilia dell'Atto Sovrano — Intrighi di Corte — Rapporti di Antonini e De Martino da Parigi e parole di Napoleone III — Il liberalismo del conte d’Aquila — La sua intimità col Brenier — Una rivelazione — Il Consiglio di Stato del 21 giugno a Portici — Parole del principe di Cassaro e di Carrascosa — Il Re manda De Martino a Roma — I consigli di Pio IX — L’Atto Sovrano del 25 giugno — Il nuovo ministero — I primi disordini — L’aggressione del ministro francese — Il proclama di Liborio Romano — La guardia cittadina — I nuovi direttori e i principali ministri — Spinelli, Manna, Torella, De Martino, De Cesare e Giacchi — Si richiama in vigore lo Statuto del 1848 — Commissioni e riforme — Destituzioni e nuove nomine — L’amnistia e la serata al San Carlo — Il ritorno dei liberali esiliati — Malumori contro l’esercito — La giornata del 15 luglio — Pianell ministro della guerra — Proclami di Francesco II e strana circolare di Pianell — La Guardia Nazionale — Don Liborio Romano — Maria Teresa a Gaeta — Maria Sofia e donna Nina Rizzo.


L’Atto Sovrano, approvato in massima nel gran Consiglio di Stato e di famiglia del 30 maggio, non venne fuori che il 25 giugno. Sarebbe molto difficile tener conto minuto di tutto quell’insieme di dubbi e di perplessità da parte del Re; d’intrighi, di sospetti e di paure da parte degli zelanti; ed anche delle pressioni diplomatiche del Brenier, con cui aveva stretto intimi rapporti il conte d’Aquila, il quale, divenuto ad un tratto, come si è visto, costituzionale e liberale, cercava di oscurare la fama del fratello, il conte di Siracusa, che, il 8 aprile, aveva scritta al Re la celebre lettera, la quale levò tanto rumore in Italia e in Europa. La conversione del conte d’Aquila alle idee liberali si rivelò dopo la catastrofe di Palermo. Divenne costituzionale arrabbiato e con lui quasi tutto il partito retrogrado. Il duca di Bivona diceva: “Senza la Costituzione non