Pagina:La fine di un regno (Napoli e Sicilia) II.djvu/345

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Signori!

La condizione attuale della Provincia è pur troppo nota alle SS. W., perchè i gravissimi fatti che la costituiscono in questo stato, si sono compiuti, e si compiono tuttavia sotto gli occhi di tutti.

I contingenti di uomini armati, che da tutt’i Comuni della Provincia son qui arrivati, e che per diverse direzioni si spingono innanzi, indicano abbastanza qual’è lo spirito di essa, e lo dichiarano vieppiù i sanguinosi fatti, che nella giornata di ieri si sono in questa città compiuti.

I capi di questo movimento si sono a me presentati questa mane, e mi hanno dichiarato ch’essi sono risoluti ad assumere il governo provvisorio della Provincia, per attuarlo secondo i loro principii, ed allontanare i mali dell’anarchia.

Obbligato a rispondere nel più breve termine, ho creduto mio dovere convocare le SS. vv., onde; manifestarvi che non essendovi come conservare lo stato normale che perdurò sino a ieri mattina, sorge la necessità di deporsi da noi intendente i nostri poteri.

Gl’intervenuti tutti convengono che lo stato di questa città e della Provincia è quale si è (prospettato dal signor intendente, e stimano che nell’attualità ogni opposizione non farebbe che richiamare maggiori mali, e compromettere la pubblica tranquillità.

firmato: Cataldo Nitti.


Seguono le altre firme. Una copia conforme all’originale fu sottoscritta dal segretario sottointendente Ajello.


La notte del 18 agosto, in casa Viggiani fu costituito il governo prodittatoriale. Si pensò prima di formare un governo provvisorio di cinque persone, del quale avrebbero fatto parte Giacinto Albini, Niccola Mignogna, Cammillo Boldoni e Carmine Senise; ma, essendo insorte difficoltà per la scelta del quinto nome, si addivenne alla prodittatura, e Boldoni e Senise ebbero il comando militare.

La mattina del 19, fu proclamato difatti il governo prodittatoriale con Albini e Mignogna prodittatori, e Boldoni comandante in capo delle forze insurrezionali. Fu anche fondato un giornale ufficiale, che si chiamò II Corriere lucano. L’intendente, invitato a prender parte al nuovo governo, dignitosamente rifiutò; e, non riconoscendo altra autorità legittimamente costi.tuita, che quella del municipio, ad esso rimise il governo della città. Come a Napoli pervenne la notizia dei fatti di Basilicata, il ministero ordinò al sesto reggimento di linea, di stanza a Salerno, di muovere immediatamente per Potenza a combattere r insurrezione. Era un reggimento estero, formato in gran parte