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discussione. Il signor Duca parlò moltissimo e sempre collo spirito, che gli è abituale, dando però manifestamente a divedere come egli fosse preoccupato dall’agitarsi del popolo, e concludendo, ch’egli non riconosceva allora in Roma altra autorità, fuori di quella del Re Vittorio Emmanuele.

Il generale Masi cercò calorosamente di ribattere le difficoltà promosse dal Duca perchè fosse acclamata la lista della Giunta in un Comizio popolare, e perchè vi fossero nella lista alcune persone note pei loro principii repubblicani. Io feci il resto dando spiegazioni più ampie.

Il signor Duca allora, arrendendosi alle nostre ragioni, disse queste testuali parole: = A me già non fanno paura i repubblicani, come non mi ha mai fatto paura nessuno, nemmeno il Governo del Papa. =

Io lessi allora tutta la lista dei 42 nomi, che fu pienamente approvata dal signor Duca, colla condizione espressa però, che vi si aggiungessero altri 2 nomi, cioè, quelli del principe Augusto Ruspoli e del Conte Bosio Sforza Cesarini.

Così verso un’ora e mezzo pomeridiane — pochi momenti, cioè, prima del Comizio popolare dell’Anfiteatro Flavio —   venne approvata la lista dei nomi dal general Cadorna, dal general Masi e dal Duca di Sermoneta.

Il Comizio popolare, malgrado le mene di chi cercò mandarlo a vuoto collo spargere nella mattina le notizie le più contradditorie fu oltremodo numeroso ed ebbe esito fortunato. Se ne leggerà il verbale inserito tra i Documenti (1).

Nemmeno gli ortodossi debbono aver trovato ragione di esserne malcontenti; imperocchè sulla proposta dell’avvocato Carancini, il Comizio votò un rendimento di grazie al Re, ai Ministri, ed alle armate di terra e di mare; e non voglio credere sia riuscito discaro al loro orecchio il saluto fragoroso, che il Comizio inviò al generale