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Pagina:La giunta romana ed il comizio popolare del 22 settembre 1870.pdf/31

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Garibaldi. Si troveranno fra i documenti le risposte che io ebbi l’onore di ricevere dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal generale Garibaldi (2).

Terminato il Comizio, ci recammo in pochi al Campidoglio, ove dato sesto a ciò ch’era indispensabile, furono mandati gl’inviti a tutti i 44 signori compresi nella lista, pregandoli di trovarsi l’indomani alle 11 della mattina in Campidoglio.

Spossato dalla fatica sostenuta per 36 ore continue, volli ciononostante, prima di ritirarmi, vedere il Generale Masi, che trovai, posso dire, in uno stato convulso. Egli mi dichiarò, che il Generale Cadorna non voleva più riconoscere quanto si era fatto, ma che voleva nominare la Giunta di sua autorità. Egli mi disse di attenderlo nelle sue sale, finchè ritornasse dal Generale Cadorna, che si lusingava di rimuovere dal suo proposito.

Io ricusai ed uscii da Monte Citorio compiangendo la cecità di tali uomini, che si mandano a governare dei paesi, ed un paese come Roma.

La mattina susseguente infatti comparve un manifesto del Generale Cadorna che di propria autorità — contradicendo a quanto aveva fino allora scritto e detto — nominava la Giunta Romana.

Alle 11 antimeridiane, la Presidenza di fatto della Giunta, acclamata nel Comizio popolare, si recò al Campidoglio, che trovammo occupato militarmente, ed un Delegato di pubblica sicurezza ed un Capitano dei Bersaglieri, nemmeno ci permisero di montare sul piazzale del Campidoglio.

Redigemmo allora una protesta, (3) che recammo dal Notaro degli Abbati, perchè in forma notarile la intimasse al Generale Cadorna; ma il Notaro non potè far registrare l’atto, essendosi opposto il Preposto del registro; e così noi dovemmo in forma privata mandare questa