Pagina:La lanterna di Diogene.djvu/273

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sapore di fresca terra e una grata e tenera amarezza: ben si confanno alla opima carne, e ben tempera quella freschezza della insalata il grasso arrostito delle succose e fumanti braciuole. E proprio in quel sabato sera il prete mi mandò in dono un gran fiasco di vino nuovo, un assaggio primaticcio delle sue viti. «Questo vino, quando sarà fatto, è tutto da bottiglia!»: ben mi rammento queste parole del prete in lode di quel suo particolare vino. Non si parla dei santi con tanta venerazione! Ma così nuovo com’era, quel vino aveva un asprino dolce e frizzante e seguitava a bollire pur dopo bevuto.

C’è a chi non piace il vino nuovo, a me piace moltissimo....

«Gli è che siete un bel ghiottone!...» dirà alcuno.

«Per Dio, è verissimo. Una mangiata come quella di sabato sera è pur una bella soddisfazione, e poi dormire dieci ore e poi destarsi sbadigliando al chiaro sole, e recitare dolci versi d’amore».

«Ah, porco!» sento che mi grugnisce il porcello.

«Sì, caro, è meglio che ci confessiamo schiettamente in questi estremi giorni della nostra convivenza assieme: siamo tutti fratelli. Ciò consoli il tuo prossimo fato».