Pagina:La leggenda di Tristano, 1942 – BEIC 1854980.djvu/335

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appendice 329


Certo, io non posso credere né pensare tanta malvagitá. Ora, io non abbandonai mai voi per veruna persona che al mondo sia. Ahi, lasso! Ora veggio io bene che io sono condotto a tale partito e a tale punto che mai gioia né bene lo mio core né mia persona debbe avere. Io mi veggio a tale condotto che io sono presso alla morte». Tale lamento faceva Tristano alla reina, che mai lo simile udito non fue; ma la reina allora si voleva scusare e dire veramente con effetto la bisogna com’ella era stata.

Adunque, era Tristano allora tanto infiammato dell’ira per questo caso, che nulla egli intendeva: anzi, cosí crucciato, si diparte quindi e vassene nella mastra stalla e monta in su qualunque palafreno egli incontra primiere; e appresso egli esce della cittá, e cavalca tanto quel giorno e l’altro, senza mangiare e bere, ch’egli si truova nella grande valle del grande diserto d’Urgano. E allora lascia andare suo cavallo, e gitta via sue armi, e stracciasi sua roba, e pelasi suoi biondi capelli, e squarciasi suo bello viso; e sempre, per lo grande dolore si facea lo maggiore pianto del mondo. E si andava ignudo e scalzo, e non beveva e non mangiava; e, per le molte lagrime e per lo molto digiuno, la sustanzia della natura gli mancava fortemente, e in tutto egli perdé suo senno e conoscimento; e a tale si condusse e venne ch’egli pasceva l’erba. E alcuna fiata egli prendeva alcuna fiera con mano per qualche avventura; della quale egli cosí cruda sí ne mangiava. Egli era divenuto nero, livido, magro; e a tale era condotto che la madre che lo portoe né altri non lo poriano mai avere riconosciuto. Egli sí si riduceva molto a una fontana, alla quale fontana usavano certi pastori. Costoro alcuna fiata gli davano del pane ed altre cosette; e cosí alcuna volta avvenne ch’eglino gli diedero delle bastonate: non per tanto, però, che Tristano conoscesse chi gli faceva bene o male; però che egli non si ricordava di niuna cosa che intervenuta gli fosse per tempo passato, né che mai fosse stato cavaliere né in fatti d’arme; e ancora egli non si ricordava della bella Isotta né ancora dello re Marco; ed era uscito sí di fuori della sua