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330 | la leggenda di tristano |
memoria che di niuna cosa che intervenuta gli fosse al mondo
egli non si ricordava. E dimoroe Tristano in tale manera bene
da sette mesi. E stando uno giorno alla fontana cogli detti
pastori, sí v’arrivarono otto lioni; e gli pastori per paura tutti
fuggirono e lasciarono le loro mandrie; e solo Tristano rimase
quivi nella compagnia di cinque cani, gli quali erano forti e
grossi mastini. E gli lioni sí danno allora in fra la mandria,
e molti n’uccisoro, e mangiarono quello che volsoro, e uccisoro quattro cani; e l’altro per paura s’accosta presso Tristano, e lungo lui stava. E Tristano, vedendo ciò, si prende
una mazza grande e dura e forte, la quale v’era rimasa, e
trae a fedire fra questi lioni per tale modo e via che degli
otto egli con questo grande bastone n’uccise cinque, e gli
altri fuggirono per quello grande diserto. E ritornando gli
pastori e trovando i cani morti e questi lioni, di ciò si fanno
grande maraviglia; e per tale cagione, migliore parte del pane
eglino gli davano che non gli davano da prima. E Tristano
non diceva niente, anzi mangiava a modo di pazzo: non di
meno, gli pastori gli cominciaro a volergli bene e amavallo;
e non però ch’egli conoscesse chi gli faceva bene né onore,
o bene o male. E per tale, Tristano dimorò a questo modo
per spazio di sette mesi; e né lo re Marco né ancor la reina
Isotta né altra persona non sapevano tale convenente: anzi
ciascuno si pensava che Tristano si fosse messo in avventura
per alcuno paese; ma molto si maravigliavano ch’egli non aveva
portato con seco la sua buona spada, né cavalcato suo buono
cavallo, com’egli era usato per altro tempo.
Li mastri delle storie pongono, che, a uno giorno, lo re Marco con suoi baroni e cavalieri andavano cacciando per lo grande diserto d’Urgano; e cacciando allora per tutti quegli paesi piú di dodici giorni, si pervenne una mattina lo re Marco solo e arrivò alla fontana Serpilina, lá dove dimorava Tristano con quegli pastori. E lo re, che era assai lasso, si scavalca alla detta fontana per rinfrescarsi; e, mirando, egli vide giacere il pazzo tutto ignudo; e sí dormiva quivi presso, ed era la piú vituperevole cosa del mondo a vederlo. E lo re domanda