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Pagina:La madre (1920).djvu/219

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Ed egli cercava di placarla, per placare la sua coscienza.

— Vado, sì, non senti? Vado, andiamo assieme, tu dentro di me, più viva di me: placati, non tormentarmi più; siamo assieme, viaggiamo assieme, trasportati dai tempo, verso l’eternità. Divisi e lontani eravamo quando i nostri occhi si guardavano e le nostre bocche si baciavano: divisi e nemici: solo adesso comincia la nostra vera unione, nell’odio tuo, nella mia pazienza, nella mia rinunzia.




Poi la stanchezza cominciò a vincerlo. Sentiva un gemito continuo, sommesso, fuori della sua finestra, come d’una colomba in cerca del suo compagno. E quel lamento di dolore e di voluttà gli sembrava il gemito stesso della notte; notte bianca di luna, ma di un biancore molle, velato, col cielo tutto sparso di piccole nuvole simili a piume: poi s’accorse ch’era lui a gemere; ma il sonno già lo placava: